Caproni Ca 3
9 Febbraio 2017
Bucker Jungmann ULM
6 Aprile 2017

Gianni Sarti

“E tu, in tre parole, cosa sei, cosa fai ora?” mi ha chiesto un amico che non vedevo da 35 anni. “Il pilota mannaro” gli ho risposto senza pensarci. Mi ha guardato strano.
Non ho aviatori nella mia famiglia ma ho tanto Richard Bach nei miei scaffali. Della subacquea amavo il fatto che, come diceva Douglas Adams, fosse la cosa più simile al volo senza volare.
Poi nel ’94 lessi che esistevano i parapendii. E volai davvero. Era tanto bello che cercai di descriverlo in uno dei miei racconti: ma pochi conoscevano questo mezzo, dovevo usare qualcosa che fosse più facilmente immaginabile per un lettore. Dagli scaffali venne in coro la risposta: “un biplano!” Così bel ’97 ne “Il biplano e la cometa” scrissi di questo fanfarone pilota di biplano che girava l’Italia atterrando nei campi e regalando sogni a chi voleva provare un volo. Lui che un tempo era solo un geometra comune, intrappolato in una vita noiosa e sprecata. Sin quando non ha visto l’annuncio di un vecchio biplano in vendita, lui che aveva volato solo con i low cost, e ha capito che ognuno è ciò che sceglie di essere. È dura scegliere di essere un geometra leggendo di un biplano in vendita, no?
Ecco, il racconto ha avuto la sua storia, è diventato tesi di laurea, fumetto, mi ha portato amici stupendi. Ma perché ne parlo? Perché quando lo scrissi non sapevo nemmeno esistessero ancora i biplani. Li credevo nei musei, come i treni a vapore o le auto con avviamento a manovella. Ma poi nel 2010 fu anche per me il turno di scegliere cosa essere, e dato che la fantasia non mi manca ho scelto una cosa che ritenevo impossibile: pilota di biplani. “Non ci sono biplani, figuriamoci se ci sono scuole, e anche se ci fossero quando mai io, un impiegato inutile con stipendio adeguato al ruolo, potrei permettermene uno!”
Addrizzando il tiro ho deciso la mia meta: sarei stato soddisfatto se fossi riuscito ad andare in Inghilterra col mio biplano. Se ho un santo protettore, quello è stato il momento in cui ha fatto domanda per cambiare lavoro. Invece grazie a una serie meravigliosa di coincidenze che coinvolgono anche il Biplano Club eccomi con uno splendido Bücker Jungmann da coccolare, un divertentissimo Fisher FP404 da vendere, tanti progetti di voli e di amici con cui condividerli e... E il principale raduno di aerei storici si tiene proprio in Inghilterra o sbaglio? Non mi sorprenderebbe affatto un giorno trovarmi ad atterrare a Duxford.
Così eccomi: un pilota mannaro, spesso impiegato e padre di famiglia, appena possibile a bordo di un biplano a far ululare i tiranti. E lo devo a un racconto scritto sui biplani perché nessuno conosceva il parapendio.
Ho diverse cose inutili in internet tra cui un blog in cui cerco di spiegare a chi è totalmente digiuno e disilluso, come lo ero io, che anche un impiegato inutile può diventare il pilota di biplano più felice di questo lato della Galassia. Se ci sono riuscito io non ci sono limiti. Ed è un sogno che vale davvero la pena di essere tentato. Perché, come dice l’amico delle prime righe, siamo ciò che conosciamo e avvicinarsi al biplano permette di conoscere, quindi di essere, cose bellissime.

Il mio Biplano

Comments are closed.